sabato 22 febbraio 2014

I precari della scuola forse ad un passo dalla stabilizzazione

Prevista per Luglio la sentenza della Corte Europea che metterà la parola fine al contenzioso nazionale che coinvolgerà oltre 100 mila precari.

Oltre a chi lo ha già fatto nei mesi scorsi, solo chi deposita il ricorso in tempi brevi può essere inserito nella lista dei lavoratori che, in caso di vittoria, andranno stabilizzati.

La Corte Costituzionale ( ha chiesto alla Corte Europea di esprimersi una volta per tutte sulla questione, ponendo in un caso o nell’altro la parola fine n.d.r.) attendiamo fiduciosi la sentenza da Strasburgo.
Questa volta lo Stato non potrà più far finta di niente o appellare le sentenze vittoriose, se ce lo ordina l’Europa dovrà adeguarsi alla normativa comunitaria che non ammette la reiterazione dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi.

Da qualche mese a questa parte i giudici del Lavoro di 1° stanno sospendendo il giudizio proprio in attesa di questa importante sentenza che costituirà un riferimento ineludibile per tutti, governo compreso.

Nel frattempo sono giunti, sempre dalla Corte Europea due importantissimi segnali che riguardano la direttiva n° 70 del 1999 e con cui si ordina di stabilizzare tutti i lavoratori con almeno 36 mesi di servizio a tempo determinato: le sentenze Papalia e Carratù del 12 dicembre 2013, riguardano dipendenti di amministrazioni pubbliche (enti locali) e lasciano pochi dubbi in merito a quella che sarà la decisione della Corte sul comparto scuola.

Un contenzioso che ha già visto migliaia di sentenze (poiché non appellate) passare in giudicato su tutto il territorio nazionale, provocando la stipula di contratti a tempo indeterminato per numerosi precari e oltre 500 milioni di euro tra risarcimento danno, differenze retributive e spese legali, numeri questi destinati a crescere dopo la sentenza prevista per luglio.

Inoltre bisogna aggiungere che recentemente, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 26951 del 2 dicembre 2013 ha riconosciuto il diritto al risarcimento danni pari a dieci mensilità, (ovvero dieci stipendi per 1300 euro circa, in favore di una lavoratrice precaria assunta a tempo determinato che non era stata stabilizzata dopo 36 mesi di servizio. Se si moltiplicasse tale principio per gli oltre 180mila precari del comparto scuola, e se non si dovesse attuare una stabilizzazione “ordinaria degli stessi”, le casse dello Stato correrebbero il serio rischio di svuotarsi per oltre 4 miliardi di euro.

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